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Libri distopici / Recensioni di carta

L’esercito dei pomodori tristi di Adelaide Rossi recensione

l’esercito dei pomodori tristi di adelaide rossi recensione

Informazioni utili

  • Prezzo: e-book € 7,99 | Copertina rigida: € 14,25
  • Lunghezza: 246 pagine
  • Libro autoconclusivo

La trama del libro

La televisione trasmette ventiquattr’ore su ventiquattro, con un ricco palinsesto che varia dall’intrattenimento senza cervello alla propaganda religiosa. Non esiste internet. Viene tutto rigorosamente prodotto e distribuito all’interno del Paese. Si dice che un muro alto fino al cielo impedisca a chiunque di uscire fuori dall’ultimo brandello di vita che il batterio mangiacarne ha risparmiato.

Una donna, una vigilante senza volto, si ostina a prendere parte a una battaglia forse già persa in partenza. Gioca a salvare il mondo, sempre che il mondo voglia o meriti di essere salvato. A qualcuno importerebbe? Forse a Giulia, piccola innocente anima inconsapevole, l’unica cosa bella in una realtà senza speranza.

Poi un giorno un foglietto con poche parole scarabocchiate mette tutto in discussione. “So tutto”. È così che ha inizio un oscuro viaggio a bordo di un pick-up nero in compagnia di tre perfetti sconosciuti, nel quale scoprire cosa c’è al di là del muro svelerà inquietanti e imprevedibili verità.

La copertina del libro l’esercito dei pomodori tristi di adelaide rossi

L’esercito dei pomodori tristi: la mia recensione

Un libro distopico, a tratti pulp, in cui emergono protagonisti adulti che lottano contro una società opprimente: questa è la storia di L’esercito dei pomodori tristi. (Se non sai di cosa tratta il genere distopico, puoi leggere il mio articolo: cosa sono i libri distopici?)

In un futuro post-apocalittico, l’umanità è costretta a vivere all’interno del suo paese, circondato da mura invalicabili e alte fino al cielo. Il confinamento forzato è dovuto a causa di un batterio pericoloso “mangiacarne” che uccide chiunque ne venga a contatto.

Il clima che si respira è soffocante in ogni sua forma. La reclusione non è solo fisica per gli abitanti del paese, ma soprattutto mentale: i media diffondono propagande religiose che non fanno altro che condizionare chiunque li ascolti, provocando solitudine e senso di emarginazione.

In questa ambientazione si fa strada la protagonista del racconto, una donna sfigurata in volto, che anche se imperterrita continua a svolgere le sue abituali attività, dentro di sé vuole combattere e cambiare l’estenuante routine di questo sistema.

C’è chi dice che là fuori non è rimasto nulla.

            Piante, animali, esseri umani. Tutto morto. Mangiato. Divorato.

            C’è chi dice che siamo rimasti soli.

            Internet, tv via cavo, giornali, posta, commercio, organizzazioni internazionali. Non esiste più nulla di tutto ciò. Niente esce, niente entra.            

Dicono che solo all’interno delle mura siamo al sicuro

l’esercito dei pomodori tristi

Tutto cambia quando riceve un biglietto da uno sconosciuto con scritto:So tutto. Vediamoci a mezzanotte al vecchio tribunale”. Un uomo sconosciuto ha informazioni su ciò che c’è fuori dalle mura. È possibile?

L’incontro con quell’uomo segna una svolta nella vita della protagonista: ora più che mai è pronta a scoprire la verità ed è per questo che decide di intraprendere un folle e oscuro viaggio in compagnia di tre sconosciuti. Un viaggio che li porterà al di là delle mura, un viaggio che aiuterà la donna a trovare di nuovo sé stessa e a salvare il suo mondo e quello di Giulia, l’unica persona più vicino a una famiglia che abbia mai avuto da molto tempo.

L’analisi stilistica del libro

La scrittrice usa un tono molto schietto e diretto, a tratti un po’ duro. La storia è raccontata dal punto di vista della protagonista, che esprime i pensieri che si affollano nella sua testa.

Non prevale uno stile descrittivo: ambientazioni e dettagli non sono approfonditi e il lettore dovrà usare parecchio la sua immaginazione per contestualizzare la storia.

Non mancheranno vicende dai contenuti forti, che in alcuni casi tendono al macabro.

Ci sono momenti in cui la vita ci mette davanti ad una scelta.

            Tagliare il filo rosso. Tagliare il filo blu.

            Andare. Restare.

            Morire. Vivere. O meglio. Morire a sassate. Morire in un modo a sorpresa.

Tutto si ripete. Come allora. Non sono mai stata al sicuro, anche se ammetto che per un po’ mi è piaciuto pensare che fosse così

l’esercito dei pomodori tristi

Quale è la mia opinione sul libro?

Sebbene L’esercito dei pomodori tristi sia diverso dalle letture distopiche alle quali sono abituata io, il libro mi ha offerto parecchi spunti di riflessione.

La protagonista non è un’ingenua giovane ragazza, ma una donna che sa come funziona il mondo e per questo agisce in modo più consapevole. Nonostante nella vita abbia sofferto, ha ancora la forza e la determinazione di cambiare il mondo e cercare una via d’uscita.

Nei pensieri della protagonista emerge la forte critica alla società odierna, che con i principali media diffondono propagande allarmistiche che spesso ci condizionano e ci limitano.

La forte volontà della protagonista ha rappresentato per me la forza di sconfiggere e vincere sentimenti negativi che molti ancora si portano dietro dalla pandemia Covid-19 e di trovarsi di nuovo di fronte alla realtà della vita, anche se può essere difficile e non ci si aspetta.

Non mi sono piaciute, invece, le scene crude e un po’ violente, benché tipiche di un’ambientazione distopica.

Senza dubbio, L’esercito dei pomodori tristi ha soddisfatto le mie aspettative. Quando ho letto il titolo del libro subito ne sono rimasta colpita. Un nome particolare che dà un valore prezioso all’intera storia. Lascio a voi il gusto di scoprirne il significato leggendolo!

L’esercito dei pomodori tristi: la mia valutazione

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3 note e mezzo: un libro coinvolgente e diretto

A chi lo consiglio?

A chi piacciono i libri dalla narrazione schietta e che vanno dritti al punto e, soprattutto, agli appassionati del genere distopico, con contenuti a tratti pulp.

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